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Grafica e comunicazione

Un piacere da condividere

1) “Quel che succede nel mondo è dovuto soprattutto alla speculazione finanziaria, le cui istituzioni portanti non sono ancora state messe in discussione e continuano a essere protette coi denari dei contribuenti dal nuovo capitalismo di Stato”.
2) “I cosiddetti ‘derivati’ godono della massima libertà e mancanza di regolamentazione. Si tratta di prodotti il cui valore è ‘derivato’ da un bene sottostante, che può essere qualunque cosa. Sono vere e proprie scommesse, rese esplosive dalla rivoluzione digitale, che ha dato la possibilità di creare velocemente una massa enorme di denaro virtuale, che dalla tecnologia solo dipende”.
3) “Gli Stati hanno messo la finanza al governo, tutelando con politiche discriminatorie solo la grande finanza speculativa e creditrice, in violazione di ogni giuridica garanzia e tutela dei debitori, costretti a impoverirsi per generare utili alle banche creditrici. Se si vuol salvare la democrazia europea, la tutela dei debitori deve essere garantita. Purtroppo anche le democrazie sono in pericolo”.  

Queste tre pillole le ho estrapolate non da un foglio veterocomunista ma da alcune prime pagine del Sole24Ore del maggio scorso. E l’autore, Guido Rossi, ha nel curriculum, tra le altre cose, un Master of Laws all’Università di Harvard, varie cattedre di diritto commerciale (all’Università di Trieste, a Ca’ Foscari di Venezia, a Pavia, all’Università degli Studi di Milano). Attualmente è Professore Emerito di diritto commerciale alla Bocconi e garante etico della Consob. E ogni domenica pubblica un editoriale nel Sole, l’unico articolo del quotidiano che mi perito di leggere con costanza (l’acquisto è infatti finalizzato alla lettura dello straordinario inserto culturale settimanale, la Domenica del Sole - una sorta di vangelo laico imprescindibile. Ne riparlerò in altra istantanea).

Proprio sulla Domenica del Sole, verso la fine dello stesso mese, mi sono imbattuto in un articolo di Roberto Casati dal titolo suggestivo: “Come eliminare le tasse”. Casati parte rilevando come in questa deriva economicista ci si è ormai piegati alla realtà di un mercato supremo giudice di ogni cosa del mondo, delegando così agli economisti un ruolo enorme nel dibattito pubblico. Un ruolo enorme ma senza effettive responsabilità. Egli si chiede, giustamente: hanno pagato per i loro tremendi errori teorici, pratici e previsionali che hanno causato la grande crisi? Non ci risulta, anzi, le parole di Rossi dimostrano il contrario: chi ci ha rimesso e ci rimette è la parte produttiva del pianeta (coloro che hanno bisogno del credito per crescere), non quella legata alla finanza (chi elargisce il credito e lo produce speculando). Ma allora, si chiede Casati, senza responsabilità (ed evidentemente anche senza cognizione di causa) a che titolo parlano condizionando la vita di tutti?

Per questo è andato a sondare una proposta fiscale maturata non da un economista, ma da un docente di Neuroscienze computazionali, Simon Thorpe. Una proposta concreta, semplice, ben argomentata e documentata. Per certi versi sconvolgente. Si tratta di sostituire tutte le tasse del mondo (dall’Iva alle tasse sul reddito e patrimoniali) con una tassa dell’uno per mille su tutte le transazioni finanziarie. La parità sarebbe un fatto puramente matematico, dato che è stato recentemente calcolato che il gettito fiscale globale mondiale è un millesimo del volume globale delle transazioni finanziarie. 
Non solo: una tassa, più che sopportabile, dell’uno per cento sulle transazioni, creerebbe un surplus fiscale immenso da cui attingere per grandi progetti infrastrutturali, ambientali e sociali di grandissima portata. 

Casati conclude dicendo che naturalmente esistono vari problemi tecnici e diplomatici da superare per veder realizzare questa proposta, non ultimo lo scetticismo dei veri padroni del vapore, i traders, che vedrebbero calare di un centesimo i loro introiti, poveretti. Ma perché privarsi del piacere di affrontarle finalmente in maniera intelligente, queste questioni, quantomeno a livello teorico? Perché privarsi del piacere di immaginare un mondo diverso, migliore, più giusto e per giunta possibile? 

È un piacere che mi sono permesso anch’io, e che ho voluto condividere.

14/06/2012 Filippo Maglione